Aryal

Il Diario della Gitana - GDR Extremelot
2017-02-14 05:00:35 (UTC)

Gael, un Raggio di Luce

Sei arrivato, Cavaliere dall'Armatura Lucente
di fronte ad una Gitana che non ha più niente.
Sei arrivato, Cavaliere,
or avanti fatti vedere.
Ma sta attento, Cavaliere
lei non è altro che Fiele.
Ma stai attento, Cavaliere
sangue è ciò che puoi ottenere.
Ma sta attento, Cavaliere
le sue intenzioni non son vere.
Cavaliere t'ho avvertito
per il tuo pensiero ardito
Se amerai quella Gitana
avrai la morte umana.
___________________________________

Danzavo in una Taverna, coperta di tela e veli.
Poco e niente lasciato all'immaginazione.
Eppure tu mi hai offerto da bere, non per avermi, ma per gratificare una dama della tua compagnia.
Ti ho spiegato che non sono una dama, ma una puttana.
Mi hai risposto che ogni donna è una dama a prescindere.
Non mi hai sfiorata, neanche una volta.
Non mi hai guardata in modo lascivo, neanche una volta.
E nei tuoi occhi, una luce.

Ti ho scritto, egoisticamente volevo rivederti.
E abbiamo parlato, tanto.
Sei così simile a me e al contempo così lontano dal mio mondo.
Io Tenebra, tu Luce.
Non c'è una tua parola che non sia di benevolenza, nei miei confronti.
Un complimento, una gentilezza.
Comprensione.
Hai paura per me, per il mio stile di vita.
Ti ho donato due ciondoli, così che potessi restituirmeli la volta dopo.
La tua presenza mi scalda il cuore.
Voglio rivederti ancora.

Vi ho dato un altro appuntamento, tra i vicoli.
Doveva essere un lavoro veloce e invece è andato tutto a puttane.
Ho la refurtiva, certo, ma mi hanno inseguita.
Ti ho baciato, tra i vicoli, per evitare di essere presa.
Ti ho baciato e mi sono stretta a te, perché credessero ad una coppietta felice e non ad una ladra con le sue menzogne.
Ti ho baciato, Gael, e mi è piaciuto.
Le tue labbra, il tuo respiro, la dolcezza dei tuoi occhi mi hanno rapito l'anima.
Ho immaginato una vita normale, con te.
Una casa, dei bambini che non potrò mai avere.
Poi il sangue ha cominciato a scorrermi lungo il fianco.
Non mi ero accorta mi avessero colpito.
Tutto è sfumato nel sangue, nel dolore.
Ma tu eri lì.
Mi hai curata, mi hai tenuto la mano per tutto il tempo.

L'infezione ha fatto salire la febbre.
Ma tu non te ne sei andato.
Anche quando ho cominciato a farneticare, a blaterare.
Sei rimasto lì.

Mi hai vista "lavorare" come meretrice.
Abiti succiti, in compagnia di un viscido.
Mi hai vista e non hai detto niente.
Il tuo unico pensiero è stato per me, quando un suo schiaffo mi ha gettata a terra
prima che la droga facesse effetto.
Non mi hai giudicata, non ti sei arrabbiato.
Mi hai solo chiesto come stavo.

E lì ho capito.
Tu sei la mia Luce ed io non posso essere la tua Tenebra.
Ho riscosso un favore, ho fatto incantare un ciondolo.
Non ti ho detto la verità, Gael.
Te l'ho regalato, ti ho chiesto di portarlo sempre con te.
Ma non ti ho detto che finché lo avrai addosso non potrai più trovarmi.
Non ti ho detto che finché lo avrai addosso non ti ricorderai neanche che esisto.
Non te l'ho detto, altrimenti non avresti mai accettato.
Ti ho baciato, un'ultima volta.
Ti ho detto che avrei recuperato qualcosa da mangiare.
Ti ho osservato dallo spiraglio della porta indossare quel ciondolo.

Addio, Gael.





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